Per molta parte delle nostre giornate, il nostro stato d'animo segue un corso regolare, impalpabile e distante dai fatti.
Tutto fila liscio fino a quando, all'improvviso ci troviamo di fronte ad un imprevisto e la nostra calma cede il passo all'esasperazione, alla gioia, alla rabbia, eccetera.
Un qualsiasi giorno tranquillo diventa allora un giorno di gioia se ci arrivano notizie liete o, viceversa, ci fa precipitare nel buio e nello scoramento se qualcosa ci spaventa, ci umilia o ci fa arrabbiare.
Ognuna di queste comuni esperienze emotive è caratterizzata da 3 elementi comuni, il più rilevante è l'intensità.
Se l'emozione è abbastanza intensa, il cuore prenderà a battere più forte, il respiro diverrà più frequente, i palmi delle mani cominceranno a sudare, i muscoli si tenderanno.
Questo insieme di reazioni costituisce l'elemento di attivazione di una emozione.
Se l'emozione non è abbastanza intensa di solito non compare nessuno dei processi sopra indicati...
Il secondo elemento comune a tutte le emozioni è la definizione che assegniamo a particolari stati di attivazione: paura, rabbia, gioia o amore.
Non vi è un unico insieme di cambiamenti fisiologici che ci consente di affermare di essere in presenza di un'emozione.
Le varie emozioni piacevoli presentano alcune differenze sostanziali tra di loro e spesso sono considerevoli tra emozioni di eccitamento e quelle depressive.
Tuttavia non è possibile affermare, di solito, se una persona provi paura o rabbia o gioia soltanto in base ai cambiamenti fisiologici, né si può essere sicuri dello stato emotivo di un individuo facendo affidamento sull'espressione del viso.
La definizione di un'emozione dipende dall'interpretazione che la persona dà alla situazione vissuta.
Supponiamo che una persona, attraversando la strada, stia per essere investita da un'automobile.
Se pensa che il pericolo passato sia da imputare al conducente, andrà in collera, mentre se riterrà di essere egli stesso in difetto, proverà paura.
Oppure potrebbe spaventarsi in un primo momento e poi arrabbiarsi.
La paura spesso si modifica in gioia quando viene meno la minaccia di un pericolo, e la gioia in rabbia allorché venga interrotta un'attività piacevole.
Lo stato di attivazione rimane identico ma sia l'esperienza che il comportamento sono diversi.
Il terzo elemento importante delle emozioni è che queste incitano prepotentemente all'azione.
Questa componente motivazionale spinge a fare qualcosa, a meno che l'emozione non sia talmente intensa da determinare un effetto immobilizzante.
Abbiamo una tendenza automatica a correre quando veniamo presi dal panico, ad allungare un pugno quando siamo in collera, a saltare quando siamo contenti, ad abbracciare e baciare quando siamo innamorati.
Ma l'emozione può farci intraprendere delle attività a lunga scadenza e articolate in modo complesso.
La rabbia può indurre una persona ad una lunga ricerca di vendetta.
I conflitti tra famiglie possono durare per intere generazioni.
La paura può spingere una persona a predisporre delle difese che prevengano i pericoli che ci terrorizzano.
Ogni emozione è espressa o rimane sottaciuta in base al tipo di affettività che un individuo ha sviluppato.
Un alexithimico per antonomasia:
Il vesuviano di Star Trek: Spock
Un'affettività eterotensiva, tipica di una persona normalmente "estroversa", porterà il soggetto a manifestare in modo "tipico" le proprie emozioni: gridando di rabbia, piangendo di dolore o per gioia, sorridendo o muovendo il corpo in modo "vistoso" ed "espressivo".
Un'affettività introtensiva o tipica dei soggetti "introversi", timidi, pudichi, tenderà a limitare al minimo le sopra menzionate manifestazioni, come se la stima di sé, già di per sé abbastanza bassa potesse subire ulteriori decrementi se ci si allontanasse anche per poco tempo dal proprio stile di comportamento.
Esistono anche forme patologiche di affettività: istintualità senza mediazione, maniacalità ovvero ripetizione smodata con continua ricerca di "eccitazione", inibizione dovuta a coartazione, incapacità di manifestare qualsiasi affettività o alexithimia (o come si dice in inglese "alexithimia"
Tipi di emozioni
La paura
La paura, ovvero la madre di tutte le emozioni, è una reazione emotiva legata alla percezione di uno specifico pericolo attuale o potenziale.
Le cause comuni della paura nei bambini piccoli sono la mancanza di cure, le cadute, gli oggetti e le persone non familiari, gli animali, il buio, la separazione dei genitori, i rumori intensi ed il dolore.
Molte di queste cose continuano a fare paura anche da grandi.
Una volta radicata, la paura è difficile da estirpare ed una delle ragioni principali di ciò è che la paura determina un comportamento di evitamento.
Di conseguenza, la persona non ha l'occasione di imparare che lo stimolo condizionato non è realtà pericoloso.
E così si continua ad emettere risposte di esitamento in situazioni che non sono pericolose.
In generale, ci sono due diverse strategie per controllare l'estendersi della paura:
1) Prevenire il verificarsi dello stimolo originale che origina la paura.
Ad es., la paura di un dolore ci può indurre a non fare azioni che ne potrebbero provocare uno.
2) Manipolare le conseguenze della paura. Seguendo l'esempio di prima, si può controllare la paura facendola seguire da esperienze piacevoli: molte persone manifestano apprensione al pensiero di recarsi dal dentista, ma quando soffrono di un violento mal di denti, il sollievo conseguente alla visita specialistica può controbilanciare il pensiero del dolore causato dal trattamento.
Paure innate?
Una delle paure che si pensa segua da sempre il cammino dell'uomo è quella del buio.
Prima che l'uomo acquisisse la possibilità di illuminare il proprio ambiente di notte, viveva nel pericolo perenne di subire attacchi notturni.
Questa paura ebbe valore di sopravvivenza al punto da diventare parte del patrimonio ereditario.
Questo non spiega tutto, ovviamente.
Ma è innegabile che questa paura sia praticamente universale...
L'Ansia
L'ansia è intimamente connessa alla paura: i termini, infatti, sono spesso usati in modo intercambiabile.
Ma c'è una sostanziale differenza.
Mentre la paura è una risposta ad un determinato pericolo reale, l'ansia è una paura di qualcosa di sconosciuto o indefinito.
Altre differenze:
► l'ansia dura di più ma è di intensità minore rispetto alla paura;
► l'ansia tende a persistere nel tempo, la paura di solito si esaurisce appena passa il pericolo;
► l'ansia è contraria ad ogni legge di adattamento all'ambiente e crea grossi problemi anche fisici alla persona. L'ansia persistente, spesso associata a stress e tensioni quotidiani, è un fattore importante nella genesi dell'ipertensione, dell'asma, dell'ulcera peptica, delle artriti, della stitichezza e di molte altre malattie;
► l'origine dell'ansia è "interna": il "nemico" è dentro, piuttosto che fuori, come nel caso della paura. Uno studente è ansioso per un esame imminente in quanto ha paura della propria cattiva preparazione o della possibile perdita della stima di sé;
► la coscienza è un'altra fonte interna dell'ansia, non della paura. La coscienza può generare ansie morali o sensi di colpa e, giacché non è possibile vivere al di sopra delle leggi morali della propria coscienza, capita spesso che non solo i sensi di colpa siano molto comuni, ma che anche non cedendo alle tentazioni, il fatto di sentirsi qualche volta tentati sia sufficiente a determinare sensi di colpa!!!
Ansia cronica e Ansia acuta In questi anni, si è spesso parlato di fenomeni di "attacchi di ansia" di breve durata ma di notevole intensità: il DAP (disturbo di attacco di panico) è stato più volte citato come uno dei disturbi più diffusi ad età e ad ogni livello sociale)
Mentre un lieve stato di ansia può servire da fonte "energetica" per un dato comportamento, rendendo le reazioni più efficienti, un'ansia eccessiva interferisce e spesso tende a "bloccare" le attività fisiche ed ideative.
Le persone con ansia cronica limitano le proprie esperienze di vita per sfuggire ad ogni cosa che potrebbe suscitare l'ansia, scegliendo spesso soluzioni che limitano la sfera cosciente, con relativa perdita di flessibilità mentale.
L'ansia cronica predispone una persona a cercare sollievo in attività che "obnubilano" la mente: assunzione di alcool, stupefacenti, tranquillanti, sigarette, ecc.
Oppure creare condizioni di "coazione a ripetere" le stesse attività che gratificano l'ego e tendono a svuotare la mente di pensieri ansiosi.
Da qui le varie forme ossessivo-maniacali note: Grafomania, Gioco d'azzardo compulsivo, Internet Addiction, ecc.
Il Disgusto
Il disgusto è evocato da qualsiasi cosa offenda i sensi.
Nasce spesso da esperienze avute durante l'infanzia, strettamente associate a suoni, immagini, odori e sapori sgradevoli.
In età adulta, le esperienze legate al disgusto possono solo aumentare, collegandosi a fatti più complessi, come testate giornalistiche, idee politiche, linguaggio volgare, etc.
Di un certo interesse è constatare che i gesti di reazione al disgusto, come tenere il naso chiuso, chiudere gli occhi o coprirsi le orecchie, dimostrano un'intima affinità tra disgusto degli adulti e quello infantile.
La Gioia
La rabbia, la paura, l'ansia e il disgusto in quanto emozioni negative tendono a creare atteggiamenti evitanti.
La gioia è un'emozione positiva, voluta, cercata, talvolta ottenuta.
Peccato che spessissimo sia di breve durata.
Diverse le cause originarie della gioia:
► sollievo dalla sofferenza;
► realizzare un desiderio;
► esperienze estetiche.
La gioia non è un'emozione complessa come la rabbia e la paura: non c'è bisogno di spostarla o di trovare degli sbocchi mascherati per essa.
Non è causa di conflitto, né la società la disapprova - a meno che una persona esuberante e gioiosa non diventi troppo disinibita.
La gioia, come altre emozioni, è spesso vissuta in termini sostitutivi: identificandoci con altri, possiamo gioire della loro gioia...
Le emozioni depressive.
Alcuni stati emotivi non rinforzano il comportamento ma hanno proprio l'effetto contrario, deprimendo l'individuo e "frenando" la sua capacità di agire.
Emozioni come scoraggiamento, malinconia, sconforto e disperazione si portano appresso una marcata mancanza di interesse nei confronti della realtà esterna, apatia, pessimismo, perdita di appetito, mancanza della capacità di amare, diminuzione di determinate funzioni fisiologiche (frequenza cardiaca, pressione del sangue respirazione) non di rado associate a disturbi organici "immaginari" (ipocondria).
Tra le cause più frequenti vi è l'insuccesso, perdita di lavoro, divorzio, frustrazioni di vario genere e grado.
L'angoscia
L'angoscia è un'emozione che ha molti punti in comune con la depressione.
Una persona angosciata, come una persona depressa, può isolarsi, soffrire d'insonnia, di mancanza di appetito, mostrare apatia e provare un senso di disperazione.
Ma l'angoscia non è dovuta alla perdita di speranza o stima di sé, ma a qualcosa o qualcuno di esterno alla persona.
È un processo di adattamento ad un disagio o ad una perdita, come una specie di cicatrizzazione che riconduca la persona all'azione. Nel depresso il vuoto lasciato da una ferita narcisistica si può allargare o diminuire, raramente richiudersi....
La sostanziale differenza tra depressione e angoscia è che una persona in preda all'angoscia sente che il mondo - e l'esterno - hanno perso, momentaneamente, valore, mentre il depresso sente che il vuoto e l'inutilità sono ormai insiti in lui.
Gli stati di angoscia prendono di solito un corso prevedibile.
La disperazione paralizzante, lo shock, la inconsolabilità, gradualmente cedono il posto all'accettazione della irreversibilità di una perdita.
Dopo il danno subito, la persona lentamente sviluppa nuovi interessi per riempire il vuoto lasciato dalla perdita.
La Noia
La noia, più che un'emozione, è uno stato d'animo, sebbene somigli ad una forma leggera di depressione ed apatia.
A differenza della depressione, quando si è annoiati o si tende a cercare qualcosa di "eccitante" o si cambia rapidamente d'umore se qualcosa di interessante riesce a destare dal torpore.
Cosa che invece non accade con il depresso che, raramente, si schioda dalla sua apatia.
Conclusioni.
Tutte le emozioni, eccezion fatta per quelle depressive, sono stati di attivazione, di agitazione e di eccitazione, psico-fisiologici, prodotti da una certa varietà di stimoli interni ed esterni.
Le emozioni sono il "carburante" delle nostre motivazioni, guidando il nostro comportamento ad uscire da uno stato di disagio o a trovare il modo per fare durare uno stato di piacere.
A meno che non siano talmente intense da bloccare completamente ogni idea ed ogni progettualità.
Va tenuto presente però che un'emozione può guidare correttamente le nostre azioni, sole se abbiamo interpretato in maniera adeguata la situazione percepita ed il tipo di emozione provata.