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Al Buio nel deserto, Una sfida estrema al mare di sabbia

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Andbeat
view post Posted on 8/1/2009, 19:45     +1   -1




Al Buio nel deserto




Una sfida estrema al mare di sabbia


L'ha vinta Fabio. Un maratoneta cieco.
Con un'esploratrice famosa: Carla Perrotti,
Soprannominata la “Signora dei deserti”
dopo averne attraversati 5 in solitaria,
il cui motto e' “La forza della motivazione
permette di superare qualsiasi prova ”.
Quello di Pasinetti invece è
“Guardare sempre avanti!”.




Insieme, per 17 giorni, tra le dune, le rocce e la sabbia del West Desert egiziano.
Un'avventura per superare i confini, fisici e interiori.

E scoprire la forza di arrivare al traguardo...

Sono le 14 e 28 di un assolatissimo venerdì di fine novembre quando oltrepassano l'ideale linea del traguardo, in mezzo a due bidoncini azzurri con gli adesivi degli sponsor.



Hanno la faccia arrossata e gli occhiali scuri, Carla Perrotti e Fabio Pasinetti.

Lei se li toglie e abbraccia commossa il marito Oscar, che per 18 anni ha fatto il chirurgo in stile 'E. R.' al pronto soccorso del Fatebenefratelli di Milano e ora si diverte a fare da assistente, fotografo e cameraman alle imprese della moglie, oltre che il dentista. Lui, Fabio, gli occhiali scuri non se li toglie. È abituato a indossarli sempre. Da quando ha perso totalmente la vista, a 21 anni.

Carla Perrotti, milanese, la chiamano la Signora dei deserti. È stata la prima donna ad attraversare a piedi tutti i deserti più grandi del mondo, in solitudine tranne quando ha cominciato nel 1991, aggregandosi a una azalai, una delle carovane di centinaia di cammelli che servono ai tuareg per trasportare il sale.




Pasinetti, bergamasco di Cenate Sotto, paesino all'imbocco della Val Cavallina, fino a un mese fa era un non vedente appassionato di corsa, con una trentina di maratone all'attivo. Ora che hanno trascorso 17 giorni tra le dune, le rocce e la sabbia del Western Desert egiziano, circa 250 chilometri tra le oasi di Farafra e quella di Dakhla (a circa 950 km dal Cairo), un pesante zaino sulle spalle e la chèche classica degli 'uomini blu' a riparare testa e volto dal vento, la strana coppia può fregiarsi di un primato intrigante e bizzarro al contempo: Fabio è il primo cieco ad aver attraversato un deserto a piedi, Carla la prima persona ad aver accompagnato un non vedente.





A tenerli insieme, oltre a una ferrea voglia di farcela, un 'cordino' con le estremità in velcro, agganciato al polso sinistro di lei e al polso destro di lui.



La Perrotti ha ricoperto, in pratica, anche il ruolo del navigatore sulle auto da rally, segnalando tutte le difficoltà che il terreno stava per proporre e che Pasinetti non poteva ovviamente vedere.



Fabio, mentre si disseta all'arrivo, ridacchia e commenta:
"Per Carla dev'essere stata una grande fatica psicologica, perché non aveva pratica di accompagnamento ciechi; mi avvisava di tutto, aveva una grande paura che cadessi. Io però sono abituato con quei bastardoni dei miei amici podisti, con cui corro da anni dalle mie parti, che parlano poco anche quando affrontiamo percorsi collinari sconnessi. Avevo promesso alla Carla che avrei fatto 'percorso netto', senza neppure una caduta.
Ed è andata così".



Patrocinata da No Limits, la spedizione partita dal Deserto Bianco il 10 novembre è stata ribattezzata Nuove Frontiere.

Un titolo che si riferisce non tanto agli aspetti geografici dell'impresa, quando ai suoi lati pisicologici, forse addirittura etici.
A poche ore dall'arrivo, dopo una bella doccia e una cenetta come si deve, è Carla a spiegare com'è nata l'accoppiata e cosa ha voluto significare.

L'idea ha cominciato a farsi strada dopo aver attraversato il Takliman, in Cina.
La documentarista, che vive a Milano San Felice, il quartiere a ovest di Milano che da quasi trent'anni rivaleggia con la berlusconiana Milano 2, si è detta: "Finora hai pensato solo a te, a inanellare primati personali, a scoprire fino a dove può arrivare la tua capacità di sopportare in totale solitudine i disagi, le intemperie, le paure.
Perché ora non fare qualcosa per gli altri?".



La Perrotti è talmente innamorata dei deserti, delle stellate mozzafiato, dei silenzi profondissimi, da essere convinta che le affascinanti distese di sabbie e dune, pietraie e formazioni calcariche, non possano che trasmettere sensazioni positive.
E, dunque, si mette di buzzo buono per far penetrare i misteri del deserto anche a chi, in quanto non vedente, queste immacolate bellezze le può solo immaginare con la fantasia.



All'inizio del 2007, contatta le associazioni dei diversamente abili che praticano sport, fa girare la voce con un sotterraneo tam-tam. E il segnale, in meno di due mesi, colpisce nel segno e non troppo distante da Milano, nella Bergamasca.
Dove un ex ipovedente, diventato completamente cieco nel 1991, alza prontamente le antenne. E si candida.



Peraltro, medici e psicologi avevano consigliato alla Perrotti di puntare su una persona che in passato avesse visto, e non a una cieca assoluta dalla nascita.
A voler essere proprio sinceri, il fortunato ticket che ha 'conquistato' il deserto occidentale si forma per un equivoco. :fu fi:



A Pasinetti, infatti, il tam-tam sotterraneo aveva trasmesso un'informazione non propriamente precisa.
"Mi hanno telefonato tutti contenti per dirmi: Fabio, lo sai che c'è una atleta del team No Limits che cerca un non vedente per accompagnarlo nella Marathon de Sables? E mi ero esaltato perché mi sembrava una bellissima sfida, 240 chilometri di corsa nel Sahara in Marocco, da portare a termine in sei frazioni".




Quando la camminatrice dei deserti e il maratoneta cieco si parlano, però, la realtà viene a galla immediatamente. La delusione di Fabio svanisce in un amen.
Il ragazzone bergamasco ci mette poco ad accettare.
La No Limits accetta di fare il main sponsor dell'operazione e i due cominciano la preparazione.
Per Carla si tratta dell'ennesimo allenamento, mentre a Fabio il preparatore della Perrotti, Franco Nava, chiede di rinforzare decisamente la parte superiore del corpo, oltre che le articolazioni.



A gambe, Pasinetti sta benissimo, visto che corre da anni, però per girovagare nel deserto per oltre due settimane, magari affondando nella sabbia molle, con un massiccio zaino da 25-30 chili sulle spalle, ci vuole una bella corroborata ai muscoli.
Con una massiccia dose di sedute nella palestra del paesello natio, Fabio scolpisce dorsali, bicipiti, tricipiti e deltoidi.
E rinforza sulle apposite macchine anche ginocchia e caviglie.
Nei momenti topici della preparazione, con grande lungimiranza e grande determinazione ai confini col masochismo, si flagella due volte alla settimana con un paio d'ore a piedi scalzi sul tapis roulant, con lo zaino che pesa tra i 21 e i 23 chili. Pare un eccesso, si rivelerà una furbata.
Le piante dei piedi diventano una sorta di suola umana e non creeranno alcun problema al camminatore nelle 17 giornate di marcia.



Carla, invece, nonostante le lunghe camminate estive sulla spiagge della Repubblica Dominicana per 'svezzare' le tradizionali calzature da deserto, non eviterà la consueta convivenza con vesciche e piaghe, una costante di tutte le sue imprese: pare incredibile, eppure la Signora dei deserti ha proprio nei piedi il suo tallone d'Achille.

I due soci hanno fatto scelte tecniche differenti. Pasinetti ha optato per gli scarponcini Aku, marca italiana assai nota a chi fa trekking in montagna, puntando su un modello leggero ma molto alto, per non far entrare la sabbia.

Carla si è affidata ai classici Palladium francesi.
In soldoni, Italia-Francia 1 a 0.
Sbotta Oscar, il marito di Carla, all'arrivo: "Gliel'avevo detto di portarsi anche le pedule che le regalarono i contadini cinesi nell'attraversamento del Takliman e che la tirarono fuori dai guai!".




Daniele Tonani: Il Capo spedizione



Ai due camminatori, l'assistenza coordinata da Daniele Tonani, l'uomo che ha scelto il percorso e organizzato la logistica, fa trovare l'acqua in punti prestabiliti e segnalati coi trasmettitori Gps. È impossibile portarsi acqua a sufficienza per due settimane abbondanti sulla schiena. Nello zaino, oltre a tenda, sacco a pelo e indumenti, i due hanno barrette energetiche, alimenti liofilizzati e tante pastiglie di olio di merluzzo, schifose al gusto, ma fondamentali per l'apporto di grassi. Di giorno fa caldo, nel deserto egiziano.






Si cammina per un'ora e ci si riposa dieci minuti, con una 'pausa pranzo' (barrette...) per non rimbambire sotto il sole che cuoce. Ma di notte il termometro scende, anche intorno allo zero. E quando tira vento, il freddo si insinua nelle ossa. Proprio il vento si rivela la causa del peggior momento della spedizione per Fabio. Al termine della terza giornata di marcia, mentre monta la tenda, una folata la fa volare via: Carla, che si è già tolta le scarpe, la insegue invano senza agguantarla. Chiamati col telefono satellitare, i 'nostri' guidati da Daniel balzano sul Land Cruiser e, col cuore in gola perché l'oscurità avanza, si fiondano alla ricerca dei due.



Li trovano in tre quarti d'ora e consegnano la tenda di riserva.

Pasinetti, ancora adesso che è tornato a casa e ha ripreso a fare il centralinista part-time all'ospedale di Trescore Balneario, si lascia pervadere dai sensi di colpa per l'episodio:
"Ci sono rimasto malissimo, avevo paura di far fallire la missione ed ero dispiaciutissimo per Carla."



Lei invece la tensione se la tiene dentro e al blog che aggiorna al telefono affida pensieri del tipo: "Non mi stancherò mai di ripetere che l'esperienza che stiamo vivendo è unica e irripetibile. Il panorama è splendido, con dune che si susseguono l'una all'altra. Lo descrivo a Fabio e il fatto di tradurre le sensazioni in parole me ne fa acquistare ancora più coscienza. Fabio è bravo, basta poco per guidarlo. Si fida di me, dice di essere sereno e di sapere che la mia esperienza basterà a entrambi".




Negli ultimi giorni di marcia il terreno si fa infido. Rocce taglienti dappertutto, cambi di direzione continui. Fabio, allenatissimo, tranquillizza la Carla e continua a 'stare alto', che nel gergo podistico significa alzare parecchio i piedi a ogni passo, movimento dispendioso ma sicuro. "Capivo che era tesa, si preoccupava, aveva paura che mi facessi male. Lo intuivo dal tono di voce. E quando, a qualche centinaia di metri dall'arrivo, ci hanno detto di tornare indietro per fare meglio la ripresa televisiva, lei si stava arrabbiando di brutto!". Un nervosismo che dev'essere durato poco, perché mentre saluta ridendo e toglie il turbante, la Perrotti sta già pensando a come portare nel deserto altra gente.



"Perché affrontare il deserto aiuta a superare gli ostacoli interiori, a trovare il meglio dentro di sé". Fabio, rintracciato radioso nella sua Val Cavallina, conferma: "Mai stato così in forma. La testa è un sogno e il fisico è tirato a lucido. Avevo messo su sei chili, come da ordini del preparatore: quattro li ho lasciati nel deserto e gli altri due li ho trasformati in muscoli". Si era portato due lettori mp3, Fabio, uno è sparito dopo una nottata freschetta, in cui si è messo addosso tutto quello che aveva e al mattino non c'era più. Ma non si infila spesso le cuffiette. Troppo bello ascoltare i rumori, i fruscii del deserto. O giocare con il topolino beige e la volpe dalle lunghe orecchie che gli fa visita la sera dell'ultimo accampamento, quando nel campo base c'è fibrillazione per l'arrivo, e Oscar con la telecamera litiga con Renato il fotografo per le postazioni da cui realizzare le immagini migliori.





:ok:



Articolo Originale
di
Maurizio Maggi

 
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