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Orti in ogni dove, Piccoli giardini per grandi Città

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Andbeat
view post Posted on 6/3/2009, 20:29     +1   -1




Orti in ogni dove



Piccoli giardini per grandi Città

Nei cortili. Nei parchi. Sui tetti.
A Londra e in altre metropoli
si diffonde la moda di
coltivare frutta e verdura




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A Londra è stato avviato un progetto che si chiama Capital Growth e ruota intorno a una cifra: 2012.
Che indica l'anno in cui Londra ospiterà i prossimi Giochi olimpici, ma anche il numero di orti urbani che entro quella data il sindaco della capitale britannica, Boris Johnson, metterà a disposizione dei suoi concittadini in aggiunta a quelli già esistenti.



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Fazzoletti di terra che saranno ritagliati negli spazi condominiali, nei parchi pubblici, nei cortili e sui tetti di scuole e uffici, oltre che nelle poche aree abbandonate e miracolosamente sfuggite al massiccio sviluppo edilizio.
Il terreno dei nuovi appezzamenti verrà analizzato a spese dell'amministrazione municipale e, se necessario, bonificato, mentre per gli aspiranti contadini saranno organizzati corsi nei quali si illustreranno le virtù di alcune tecniche orticole a basso impatto ambientale: perché l'auspicio è che i cavoli e le insalate che ognuno vorrà coltivare per la cucina di casa o per le bancarelle del mercato siano allevati con un consumo d'acqua ridotto al minimo e senza pesticidi e concimi da combustibili fossili.



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Londra segue l'esempio di Vancouver dove, per rimpinguare il già ragguardevole 14% di famiglie che coltiva frutta e verdura in giardino, si è deciso di accogliere le prossime Olimpiadi invernali con 2010 nuovi orti.
Tanto che nelle diverse zone della città, da quelle più popolari a quelle più chic, le liste di attesa per affittare un orto si stanno allungando di giorno in giorno, incrementate non solo, come avveniva fino a ieri, da pensionati intenzionati a procurarsi verdure a basso costo o da professionisti rampanti disposti a zappare la terra durante il weekend per scaricare lo stress, ma anche da cittadini che hanno deciso di inventarsi agricoltori per contribuire alla messa a punto di un sistema sostenibile di produzione alimentare.




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Neo coltivatori metropolitani convinti che piantare un orto e produrre anche solo una piccolissima parte di quello che si mangia sia un po' come decidere di spostarsi il più possibile in bicicletta invece che in macchina, o consumare meno carne rossa, o abbassare il termostato dei caloriferi: piccoli gesti quotidiani che sembrano insignificanti di fronte all'enormità dei problemi ambientali che incombono, ma che invece concorrono a ridurre l'impronta di carbonio di chi li compie, e spianano la strada all'affermarsi di stili di vita più rispettosi della salute del nostro pianeta.



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A Londra, come pure in molti altri centri urbani grandi e piccoli, soprattutto al di là dell'Atlantico, i vecchi orti di città aumentano di numero, diventano un modello dell'ecologicamente corretto e si propongono come avamposti microscopici di un trend che, secondo alcuni esperti, in un futuro ormai prossimo è destinato a cambiare il volto degli agglomerati metropolitani: quello dell'agricoltura urbana, una pratica che fa coincidere il luogo in cui si coltiva frutta e verdura, o si allevano polli e conigli, con quello del loro consumo, azzerando così i costi economici ed energetici legati al trasporto del cibo dalla campagna alla città. Una forma di agricoltura che finora sembrava riservata ai programmi per alleviare la fame negli slums, bidonvilles e favelas delle città più povere, ma alla quale si dovranno convertire anche le ricche metropoli del Nord del mondo se vorranno nutrire a costi sostenibili i loro abitanti in continuo aumento.



A New York, nell'ambito di programmi come East New York Farms, oppure Greenthumb, questi orti spuntano sempre più numerosi a Brooklyn, nel Queens, nel Bronx, sui tetti e sulle terrazze di edifici pubblici di Manhattan, e non vengono scartati nemmeno i cortili coperti da asfalto e cemento, perché bastano quattro assi di legno inchiodate e un po' di terra per ricavare un'aiola sopraelevata dove coltivare carote e pomodori.






Per dimostrare l'efficienza di questi piccoli pezzi di campagna ritagliati fra le case nella centralissima Civic justify Plaza di San Francisco, la scorsa primavera è stato piantato, con il sostegno di Slow Food, un orto di 5 mila metri quadrati che, prima di essere smantellato alla fine dell'autunno, è riuscito a produrre mezza tonnellata di verdure.



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La Civic justify Plaza di San Francisco



Mentre nel Grant Park, il più grande parco pubblico di Chicago, quello che nella notte del 4 novembre ha ospitato la mega festa per la vittoria elettorale di Barack Obama, l'associazione Growing Power ha tolto da un'aiola viole e petunie per sostituirle con 150 varietà di ortaggi che vengono piantati ogni anno e al momento opportuno raccolti e venduti ai ristoranti o nei mercati della zona: un modo per incoraggiare chi ha un giardino a fare altrettanto.




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Il Grant Park di Chicago





A Milwakee, invece, lungo la strada principale della città, funziona a pieno ritmo una micro fattoria metropolitana che farebbe la gioia di Michael Pollan, convinto assertore dell'insostenibilità del nostro modello di produzione alimentare: verdure coltivate biologicamente, recinti popolati da anatre e polli, alveari per le api, vasche per i pesci, stagni per il riutilizzo delle acque grigie e scarti organici tramutati in terriccio reso ancora più fertile da un esercito di lombrichi .




La Milwakee Avenue



A trasformare gli orti di città da hobby per pensionati a strutture proiettate nel futuro ci pensano poi alcuni avveniristici progetti che, se realizzati, potrebbero far fare un bel passo avanti all'auspicata autosufficienza alimentare dei grandi centri urbani.




La "Living Tower" progettata da
Dickson Despommier

Per esempio le vertical farms ideate da Dickson Despommier, professore di scienze ambientali alla Columbia University di New York: giganteschi edifici a più piani pensati per ospitare ultra efficienti fattorie indoor alimentate con energia ricavata da fonti rinnovabili (pannelli fotovoltaici, turbine eoliche) e capaci, grazie all'utilizzo di tecnologie sostenibili come l'idrocoltura, di produrre frutta e verdura in uno spazio e con un impiego di risorse nettamente inferiori a quelli richiesti dall'agricoltura convenzionale.
Un'idea che per ora ha dato vita solo a una serie di affascinanti rendering, ma che secondo Despommier dovrà prima o poi tradursi in pratica dal momento che fra qualche decennio i terreni agricoli coltivati in orizzontale non saranno più sufficienti a sfamare la popolazione mondiale.





Le più recenti tecniche idroponiche sono state impiegate anche nel Science Barge, un sofisticato orto in serra che è già realtà, messo a punto da un team di ingegneri del New York Sun Works e presentato alla gente di New York su un barcone ancorato sull'Hudson. Grazie al suo peso ridotto, può essere installato sui tetti delle case.



:saluto:



Articolo Originale
di
Maria Brambilla

 
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